Non solo produzione ma anche cultura.
Ormai da anni il nostro territorio fa del vino e della vite un patrimonio da conoscere ed amare, oltre che un prodotto da commercializzare
Anche per questo storia e tradizioni locali, indissolubilmente legate alla coltivazione ed alla lavorazione dell’uva, richiamano da tutto il mondo un numero sempre maggiore di turisti curiosi di conoscere le nostre zone ma ancor più di assaporarne i frutti.
E’ dunque tale consapevolezza ad aver convinto alcuni deputati pentastellati a depositare lo scorso 5 settembre una proposta di legge finalizzata a differenziare dal turismo tradizionale quello “enologico”, inteso come insieme di “tutte le attività di conoscenza del prodotto vino espletate in prossimità del luogo di produzione” (cfr. art. 1).
Secondo l’art. 1, co. 2, del progetto, dovranno considerarsi attività agrituristiche quelle svolte dalle aziende agricole nell’ambito della ricezione e dell’ospitalità dell'”enoturista”, la degustazione dei prodotti e l’organizzazione di momenti ricreativi, culturali e didattici atti a promuoverlo.
Abilitate all’attività “enoturistica” sarebbero, stando alla proposta di legge, soltanto le aziende agricole e le cantine in possesso dei requisiti già richiesti dal dec. Min. pol. agricole e forestali 12.07.00 nell’ambito della disciplina delle “strade del vino” riconosciute con L. 268/99. Inoltre il responsabile dell’attività dovrebbe necessariamente possedere la qualifica di sommelier.
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