Perché sia punita, la violenza non serve si veda.
Le percosse sono dimostrabili anche in assenza di segni evidenti.
Questo è quanto recentemente chiarito dalla Suprema Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi in merito ad un caso di violenza domestica: una madre veniva accusata di aver schiaffeggiato la figlia dopo che questa aveva letto, senza esserne autorizzata, alcuni messaggi nel suo IPAD. La ragazza non riportava però, a seguito del lamentato manrovescio, alcun livido in volto.
Ritenuta colpevole in entrambi i giudizi di merito, la donna ricorreva in Cassazione lamentando l’assenza di prove credibili del fatto oltre che la mancata considerazione, da parte dei giudici, dell’astio provato nei suoi confronti da marito e figlia.
Rigettando il ricorso , la Corte riconosceva però logico e plausibile – e pertanto da essa non sindacabile – che i precedenti giudici avessero ritenuto provate le percosse sulla base di concordi dichiarazioni della persona offesa (in questo caso la ragazza dichiarava in pronto soccorso di essere stata colpita al volto dalla madre) e del padre, tanto più avendo la stessa imputata ammesso di aver (a suo dire soltanto) tentato di dare uno schiaffo alla figlia.
Percosse e lesioni si differenziano infatti proprio perché solo queste ultime, per configurarsi, devono determinare un’alterazione delle normali funzioni fisiologiche dell’organismo, richiedendo cure mediche, potendo dunque perfezionarsi il reato di percosse anche in assenza di segni evidenti sul corpo della vittima.
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