In vigore da domani l’ennesimo D.P.C.M..
Nuove misure previste dal 6 novembre per il contenimento e la gestione dell’emergenza sanitaria che ormai da mesi ci attanaglia.
Questa volta, però, non sono per tutti uguali, e l’Italia muta tricolore.
Regioni rosse, arancioni e Regioni gialle, tutte accomunate da utilizzo di mascherina e coprifuoco (alle 22.00), da chiusura di musei e mostre, da didattica a distanza per gli istituti superiori, da dimezzamento della capienza dei mezzi pubblici, da obbligo di spostarsi “autocertificazione alla mano”.
Differenti anzitutto nella possibilità di muoversi e di fare impresa.
Se i commercianti “gialli” possono tirare un sospiro di sollievo (seppur piccolo), non è infatti lo stesso per gli altri.
Nella zona rossa (massima gravità) saranno chiusi, a prescindere da orari, tutti i negozi al dettaglio, tranne alimentari, farmacie ed edicole.
Nella arancione (elevata gravità) saranno chiuse, sempre per tutta la giornata, le attività di ristorazione, compresi bar e affini.
Nella gialla subirà limitazioni il settore della ristorazione, i cui locali resteranno chiusi tra le 18.00 e le 5.00. I centri commerciali subiranno uno stop nelle giornate festivce e prefestive
In ogni caso rimarranno consentiti in tutto il Paese la consegna a domicilio, il servizio in autogrill e quello per i clienti di strutture con pernottamento.
Chiuse invece palestre, piscine e centri benessere.
Quanto alla possibilità di spostarsi, nelle zone arancioni sarà possibile lasciare il proprio comune soltanto per motivi di lavoro, di salute o per necessità, oppure nel caso in cui si debba svolgere un’attività o usufruire di un servizio non sospeso ma che ivi non sia disponibile. Nelle rosse, invece, a dover essere giustificati sono già solo gli spostamenti da casa, dato che ogni uscita dovrà essere motivata e “certificata”. Nelle gialle resta invece la possibilità di oltrepassare il confine regionale, ma solo per recarsi in un’altra zona del medesimo colore.
In tutto il Paese gli spostamenti tra le 5 e le 22.00 dovranno sempre essere motivati da esigenze lavorative, di salute o da necessità.
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