Il disegno di legge in tema di contrasto della povertà, approvato lo scorso 9 marzo, apre le porte in Italia al cosiddetto “reddito di inclusione” (REI).
La nuova normativa individua nel REI lo strumento in grado di assicurare un sostegno economico minimo alle famiglie che, stando ai dati ISEE, vivano in una situazione di povertà.
L’obiettivo dichiarato dai promotori del DDL è di introdurre anche nel nostro Paese una misura organica capace di coprire le necessità delle famiglie più vulnerabili (in primis quelle con figli), permettendo loro una vita dignitosa grazie all’erogazione di una somma mensile pari alla differenza fra il reddito effettivamente percepito ed il minimo considerato oltre “soglia di povertà”.
Per conoscere modalità e requisiti d’accesso all’agevolazione bisognerà però attendere l’emanazione del decreto attuativo, prevista entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge delega.
Per ora, certo è che la concessione dell’aiuto sarà subordinata all’effettiva residenza del richiedente nel nostro Paese per un dato periodo di tempo, nonché alla sua adesione ad un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa che gli permetta di affrancarsi dalla condizione di povertà.
Una volta regolato, il REI andrà ad assorbire le previgenti prestazioni di natura assistenziale, ad eccezione di quelle rivolte ai soggetti non più in età di attivazione lavorativa, di quelle a sostegno della genitorialità, e di quelle legate a condizioni di disabilità/invalidità del beneficiario.
La verifica sulla sussistenza dei requisiti prescritti per godere dell’aiuto è demandata all’INPS, e dovrà essere svolta periodicamente.
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